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VANGELI   FOTOGRAFICI

Susan Sontag  (sulla fotografia 1973)



Per un breve periodo – da Stieglitz, diciamo, sino a tutto il regno di Weston – sembrò che si fosse stabilita una solida normativa per la valutazione delle fotografie: illuminazione impeccabile, abilità compositiva, chiarezza del soggetto, precisione della messa a fuoco, perfezione della qualità della stampa.
Ma questa posizione, generalmente definita westoniana – criteri essenzialmente tecnici per individuare ciò che fa bella una fotografia – è oggi decisamente superata. ( Rivela tutti i suoi limiti il giudizio negativo di Atget, in quanto “non un buon tecnico”, espresso da Weston.
Ma quale altra posizione l’ha sostituita? Una assai più completa, con criteri che spostano il centro del giudizio dalla fotografia considerata come esempio di “visione fotografica”. E ciò che s’ intende per visione fotografica non escluderebbe certo l’opera di Weston, ma includerebbe anche un gran numero di fotografie anonime, non premeditate, rozzamente illuminate e asimmetricamente composte, che venivano un tempo rifiutate per la loro assenza di composizione.
La nuova posizione tende a liberare la fotografia , come arte, dagli opprimenti criteri della perfezione tecnica; e anche dalla bellezza. E apre la possibilità di un gusto globale, secondo il quale nessun oggetto      (o assenza di oggetto ) e nessuna tecnica ( o assenza di tecnica) squalificano in se una fotografia.



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